C'era una volta....

Come tutte le storie che si rispettino iniziamo dal principio. Perché oggi non esisterebbe Tenuta DonnAnna senza Donn'Anna.

Una bambina che, intorno alla metà del secolo scorso andava in villeggiatura a casa dei nonni, una grande casa di campagna circondata da 25 ettari di terreni coltivati prevalentemente a tabacco.

Alla giovane Donn'Anna piaceva la vita di campagna. Infatti, durante l'estate si alzava all'alba per andare a raccogliere il tabacco insieme ai contadini (sfidando la volontà contraria delle sue zie).

"La raccolta del tabacco era compito delle donne. Si alzavano prestissimo la mattina per andare a raccogliere le foglie verdi, tutte della stessa misura".

Quella che oggi è una delle sale dell'agriturismo, "il camerone", era all'epoca il luogo dove i coloni si sedevano a "infilare" le foglie raccolte. Si utilizzava un lungo ago piatto chiamato "acuceddhra" a cui era attaccato un filo, di colore diverso per ciascun colono, il "curdato". Dopo l'infilaggio le foglie venivano appese a dei "tiralette" a essiccare, sorvegliate di notte a turno dai coloni per evitare che venissero rubate, e spostate al sole di giorno.

Oltre al tabacco parte della terra era destinata al vigneto, per consumo personale, e al grano. Ovviamente non potevano mancare gli ulivi, oggi vestigia spoglie, malinconici tronchi secolari a ricordare un passato, che sembra lontano. Ma questa è un'altra storia.

Dalla grande casa dei nonni di Donn'Anna, verso nord, partiva un viale costeggiato da pini che lambiva una costruzione dove, oltre al "camerone" del tabacco, c'erano le stalle, la camera del guardiano e un pollaio. I pini del viale sono rimasti in quattro e oggi, svettanti su un grande prato, ombreggiano la stessa costruzione che, sapientemente restaurata, è il cuore pulsante di Tenuta Donn'Anna.

 

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